Franco Mussida racconta il concerto del Primo Maggio ’09
È la terza volta, ma al Primo Maggio ma non ci si fa mai l’abitudine. La marea umana vista dal palco dà una sensazione di vertigine. Lo spazio per i musicisti che il mitico palco girevole concede è ridicolmente piccolo e ti costringe a suonare incollati all’amplificatore. Le esigenze di una scaletta che “salta” mi costringono a suonare con una cassa Marshall diversa da quella usata in prova e a non verificare né suoni né volumi. Inconvenienti che accadono spesso al Primo Maggio. Il prezzo da pagare a uno show che una volta in moto non puoi fermare. Il tributo ad una platea che ha voglia di esultare e di fare festa, forse come agli show degli antenati del Circo Massimo o del Colosseo. Platee meno numerose, che però avevano uno spettacolo di gesta, non di suoni. Certo che 800.000 persone sono una enormità. E meno male che ci sono le linee di ritardo altrimenti la regola del “un watt per uno non fa male a nessuno” applicata alle prime file, con 800.000 watt, al primo colpo di cassa si sarebbero visti sprizzare via gli occhi fuori dalle orbite.
Davanti a quella marea di teste, difficile pensare all’individuo. Mi viene in mente Fabrizio (De Andrè) che per colloquiare col pubblico, non potendo rivolgersi ad ognuno degli spettatori, invece che il “voi” e il “noi”, preferiva il “Tu e l’Io” . Si rivolgeva ad un solo ipotetico spettatore e gli dava del “tu”. Geniale, perché ognuno così poteva sentirsi protagonista.. A Proposito di De Andrè, pare abbia vinto lui la lotta dell’Auditel con Vasco Rossi, mi hanno detto con 500.000 persone in più. Dico lui, perché anche se il primato l’abbiamo incassato noi, come PFM non posso prendermi il merito, Il Testamento di Tito, Volta la Carta e il Pescatore, anche se fatte nostre, riarrangiate, rese più popolari, più “Rock” le ha scritte lui. Noi un’altra bella soddisfazione ce la siamo tolta. Come ci diceva Elena, la figlia di Franz, i fans di Vasco solitamente inclini al massacro di chi viene prima di lui, non solo ci hanno portato rispetto, ma ci hanno accolto con calore. E la magia continua…